Articolo 19 della Costituzione Namibiana:
Every person shall be entitled to enjoy, practise, profess, maintain and promote any culture,language, tradition or religion subject to the terms of this Constitution and further subject to the condition that the rights protected by this Article do not impinge upon the rights of others or the national interest.
La Namibia è un incredibile paese che ospita più di 10 etnie diverse e tutte convivono in pace e nel massimo rispetto le une delle altre.
La maggior parte degli abitanti della Namibia vive in zone rurali e la sua vita è strettamente legata al proprio luogo di origine; i villaggi infatti sono aggregati in base alle famiglie o ai clan e sono diretti da un capo detto elenga. Questo capo villaggio si occupa degli affari locali e dirime le dispute legate all'amministrazione delle terre comuni. L'elenga risponde a sua volta a un capo più anziano che rappresenta un distretto comprendente decine di villaggi. Questo sistema funziona parallelamente all'amministrazione regionale, collegando la tradizione alla divisione amministrativa moderna.
La società namibiana è tuttora patriarcale, nonostante le donne abbiano sempre lavorato molto e duramente nella gestione familiare; la mancata conquista dei diritti delle donne è dovuta anche al fatto che il Paese per il lungo tempo ha fatto capo alle leggi tedesche, in vigore durante l'apartheid. Tuttavia, a partire dall'indipendenza, il governo si è impegnato a sviluppare i diritti delle donne promulgando leggi anche in favore di quelle sposate (1996), nella quale si parificavano i diritti di proprietà e si davano alle madri parità di diritto di affidamento dei figli.
Gli abitanti della Namibia appartengono ad almeno 11 principali gruppi etnici che comprendono cacciatori, raccoglitori, abitanti delle campagne e delle città, ed è ancora forte la rappresentanza tedesca e sudafricana. Il gruppo più cospicuo è quello degli owambo (650.000), che vivono soprattutto nel nord. Altre tribù importanti sono i kavango, gli herero, i damara, i nama e i basters.
Un gruppo più esiguo, i San, un tempo aveva il proprio sistema di divisione della terra e all'inizio del XIX secolo gestiva una delle più estese reti pre-coloniali di commercio nella regione. I Khoi San, gli uomini veri, sono sempre vissuti in Africa Australe, soprattutto nella zona del deserto del kalahari, e hanno sviluppato una lingua loro. Le lingue khoisan sono note per la presenza delle cosiddette consonanti clic, prodotte facendo schioccare la lingua contro il palato o contro i denti, con diversi movimenti. Questi suoni insoliti vengono in genere trascritti usando simboli non alfabetici come punti esclamativi o barre verticali ("ǀ"). La lingua juǀ'hoan, per esempio, ha 48 suoni "clic" e qualcosa come 90 diversi fonemi, incluse vocali stridenti e faringelizzate e quattro tonalità. Altrettanto complesse sono la lingua !xóõ e ‡hõã. Molti occidentali conoscono i suoni insoliti delle lingue khoisan attraverso il film Ma che siamo tutti matti? (The Gods Must Be Crazy, 1980) o alcuni celebri brani musicali interpretati da Miriam Makeba, come The Click Song. Le "consonanti clic" si trovano anche in altre lingue; le lingue khoisan vengono infatti considerate parte di un più ampio gruppo detto informalmente "lingue clic". In Africa meridionale, per esempio, ci sono suoni analoghi in diverse lingue bantu (xhosa, zulu, sesotho) e in Kenya nella lingua dahalo. Si pensa che i clic bantu derivino da quelli khoisan, e che i dahalo invece abbiano mantenuto questi suoni da un linguaggio storicamente antecedente al ceppo khoisan. Suoni simili, comunque, si trovano persino in alcune lingue degli australiani aborigeni, come la lingua cerimoniale Damin (ovviamente senza alcuna correlazione con i ceppi linguistici africani).
Minuti, dalla carnagione olivastra, occhi dal taglio orientale, zigomi alti, testa tonda, i San erano cacciatori di animali selvatici e dediti alla raccolta di bacche e piante che costituivano la loro alimentazione. Sempre in movimento, seguendo la crescita della vegetazione, in quanto potevano stare senza cibarsi di carne per giorni, ma non senza radici o bacche da cui traevano la preziosa acqua. Si cibavano di insetti, scorpioni, rane e serpenti, escludono solo le talpe e le iene, considerati animali impuri. Cacciavano con lacci e frecce dalle punte avvelenate. Ottimi tracciatori, abituati a camminare dell’arido deserto del Kalahari, abili cacciatori che scuoiavano gli animali, di cui niente veniva buttato: usavano gli stomaci degli animali per farne borse e ne raccoglievano il sangue per dissetarsi. I San hanno inventato il Braai, il barbecue tanto amato dai sudafricani e sempre loro seccavano la carne...il biltong!
I San sono stati chiamati dagli inglesi Bushman, termine erroneamente tradotto in Italiano, Boscimani.
Perché parlo al passato? Perchè i pochi, autentici San che ancora sopravvivono nel deserto, lontani da contaminazioni, sono rimasti davvero pochissimi e quelli che entrano in contatto con il viaggiatore sono coloro che lavorano nei Living Museums, musei viventi in cui i San mostrano le loro antiche tradizioni.
Coloro che più attraggono i viaggiatori in Namibia sono gli Himba.
Ammirare la bellezza delle donne Himba che amano tingersi la pelle di rosso, le loro acconciature, i kraal con gli animali, rende un viaggio in Namibia completo.
Discendenti degli Herero, un popolo Bantu, arrivato dopo una lunga migrazione dall’Africa Sud Sahariana intorno al 1700, popolo di pastori, si stabilirono con le loro greggi in Namibia. Molti Herero si spostarono a Sud per cercare pascoli migliori e quelli rimasti in Kaokoland si trovarono costretti, per non morire di fame, ad andare in Angola, chiedendo asilo ai locali che li ribattezzarono Himba, che nella loro lingua significa “coloro che chiedono l’elemosina”. Dopo anni di esilio, gli Himba, guidati da Vita, un abile condottiero, tornarono in Namibia, sconfissero i Nama e poterono ritornare a vivere nelle loro terre.
I missionari tedeschi avevano nel frattempo convertito gli Herero ai loro costumi europei, mentre gli Himba, rifiutarono da subito qualsiasi coinvolgimento con la moderna società che si stava formando in Namibia. E cosi sono rimasti.
Il Kraal, o villaggio, accoglie le capanne della grande famiglia, e il fuoco sacro detto Okuruwo. Arde costantemente, mezzo di comunicazione con gli antenati, che sono tramite con Dio.
L’economia degli Himba si basa quasi esclusivamente sull’allevamento del bestiame, essi sono pastori semi-nomadi e allevano principalmente mucche e capre. La loro dieta consiste quasi esclusivamente di latte cagliato, l’ Omahere, e carne, principalmente di capra. Allevano mucche infatti sono il loro patrimonio e vengono macellate solo per eventi importanti. Sono anche soliti barattare capre e manufatti per avere in cambio mais, zucchero ed oggetti d’ornamento personale. Le donne himba sono famose per il colore rosso della loro pelle che ungono con una crema ottenuta da burro e polvere d’ocra. Questo trattamento viene utilizzato per proteggere la pelle dal sole, dagli insetti e per assorbire il sudore e la polvere, (tutte le mattine l’ocra viene tolta e rimessa), e naturalmente come trattamento di bellezza. Gli Himba sono famosi anche per le loro acconciature chiamate erembe: i capelli delle donne vengono intrecciati con dell’extension di fibra di palma o crine di cavallo e le treccine così ottenute vengono avvolte da un tubicino di sottile pelle di capra che viene poi unta con l’ocra.
Ogni gruppo etnico all'interno della Namibia ha le proprie tradizioni culinarie. Piatti base degli owambo sono il 'mielie pap', una specie di porridge preparato con farina gialla, o il 'mahango' (miglio), con cui cucinano sempre una specie di porridge o una zuppa. Sia il mielie sia il mahango vengono di solito accompagnati con pesce oppure stufato di capra, agnello o manzo. Altri ingredienti importanti sono zucche, peperoni e cipolle. Le popolazioni nama, che vivono nel deserto, hanno venerato una specie di melone, per centinaia e centinaia di anni: il suo raccolto annuale è un evento di particolare rilievo. Secondo alcuni è proprio questo melone spinoso, tipico del deserto, ad aver reso possibile l'esistenza umana nel Namib. Gli Herero si nutrono principalmente di prodotti derivati dal latte, come ricotta e burro. L'eredità culinaria europea è principalmente tedesca, basti pensare alle enormi salsicce chiamate 'boerewors'. Anche pane, pasticcini, torte e dolci vari sono di origine tedesca. Tra le bevande tradizionali ricordiamo il 'mataku' (un vino di anguria) e il 'walende', un liquore di palma distillato dal sapore simile a quello della vodka.